martedì 17 dicembre 2013

Cagli

 
sabato 11 maggio 2013

Corrado Cagli, chi era costui? Una sfida alla signora Oriana


dicevo un anno fa


Contra Omnia Racalmuto

...per mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo.

mercoledì 26 dicembre 2012

Quando Tremonti era un semplice professore di Pavia

 

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Nel 1992 non era ancora l’astro nascente della nuova era del governo dell’economia italiana il professore Giulio Tremonti; assistente dell’assistente di Reviglio aveva anche bazzicato i palazzi del ministero delle finanze. Ricordo che venne una volta nella mia stanza al SECIT per accreditarsi come il mio assuntore: non sapeva che ero là per defenestrazione voluta da certi miei ex amici capiservizio della Vigilanza sulle Aziende di credito della Banca d’Italia. Avevo dato lettura critica della disposizione della Banca d’Italia riguardante la contabilizzazione degli “utili da negoziazione cambi” di cui a pag. 126 della LEGGE BANCARIA edita dall’ABI nel 1978: affermavo che l’ordinamento sezionale del credito poteva ben propendere per contabilità di magazzino a “saldi chiusi” ma che tributariamente si finiva in palesi anomalie; si incorreva nel divieto di compensazione di partite e quel che peggio si avevano rifluenze evasive quanto a iva dovuta e iva relativa. Erano sottigliezze ma tanto gravide di conseguenze tributarie per le banche e queste sembra che le avesse morso la tarantola: volevano farmi cambiare idea, ma essendo racalmutese di “tenace concetto”, era impresa impossibile. Piermartini, l’assistente capo di Reviglio (ministro delle Finanze eccelso e integerrimo) qualche ruolo ce l’aveva avuto nello scegliere il 50% di funzionari ministeriali nella composizione della compagine ispettiva del Secit. Ma con noi, provenienti dalla Banca d’Italia, nullo fu il suo peso e ci mancherebbe altro!

Giulio Tremonti, facondo dicitore con appendici linguistiche greche e latine, mi apparve, pur nella sua sicumera, molto a disagio in questioni di partita doppia quali allora si ancoravano al buon Luca Pacioli, prima dei recenti tsunami alla Basilea e alla nuova scienza contabile di Strasburgo.

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvzkqbFXsRffDPawcEeunfoaPWwW_RVls9k_LXlifhwu8N3wxtif18FuTkcz7KwC__yphLMaED0pJrwmG-VTxH6PjggoTG4mXelOGsK7Dmy37q428z2FUggiewdNQKM73DYKJplccLQs_g/s200/capitaliaalfa-1.jpgPoi Reviglio passò, passò anche Formica ed anche Gava: l’assistente ministeriale subì il fascino del multinazionale studio tributario di Falsitta e finì persino docente universitario a Pavia. Per quel che ne ho letto sui giornali, divenne agguerrito consulente tributario in vertenze che sapevano di San Marino Ior e pare anche PSI.  Politicamente il passaggio dall’area del socialismo craxiano alla politica vincente non fu agevole. Ma Segni junior un posto al parlamento riusciva a darlo.

Siamo nel 1992: il brillante dottore Giulio Tremonti si qualifica “Ordinario di diritto tributario” all’Università di Pavia” e di sghimbescio se la sente di commentare “la riforma del sistema bancario” nel primo numero  di una elegante rivista diretta da Stefano Vespa ove scorrono firme prestigiosissime come quelle di Lama, Giovanni Agnelli, Goria, Spadolini, Francesco Paolo Mattioli, Giuliano Vassalli, Andreotti,  Reviglio, Prodi, Arcelli, Romiti, Camillo Ruini, Pierluigi Ciocca, Francesco Rutelli, Gian Maria Gros-Pietro, Stefania Prestigiacomo, Giuseppe De Rita e Mario Monti.

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPFY0ScwzUlOQBNc23VeS3UG8ciYc6bE9NvzFr4RGgPnuAydHEsAUxf4JFu4_duebqqGvztMO4voiIvtEip5sjZLUwQiZbAZlZsTlDfgiCgjlYFwt_ODWmv_iXmq6TJvRREfmDKs_XHbAI/s200/capitalia+beta-2.jpg

Tra cotanto senno che il fortunato banchiere dottor Cesare Geronzi riesce a mettere assieme nella sua nuova splendida rivista patinata CAPITALIA , il professorino di Pavia si colloca autorevolmente e può tessere l’elogio alla neo Capitalia capace di porre in atto “l’applicazione migliore della Legge Amato“ (alias  la nuova legge bancaria). In un occhiello, senza mezzi termini, il professore Tremonti può asserire che “nella concentrazione industriale che ha fatto nascere la Banca di Roma la ‘leva’ fiscale è stata utilizzata in modo razionale, portando un ‘premio’ di oltre 1.000 miliardi di lire’.”  Segue una dissertazione che noi che pur crediamo di essere di superiore intelligenza non siamo riusciti a capirci nulla. Ovviamente ubi maior ..

Di siffatti “premi” torna poi, vent’anni dopo, in una ormai celeberrima intervista, il fortunato banchiere. Noi qualche aculeo lo abbiamo fatto scoccare. Leggasi Articolo 21. La pensa ancor così il professore di vent’anni fa, l’accentratore ministro dell’economia, l’attuale orfano di Berlusconi? A noi manco risponderà e in coscienza potrà dire di noi: Carneade, chi era costui?

lunedì 16 dicembre 2013

Quei Maleducati del mio paese

Quei maleducati del mio paese - Dottore Calogero Taverna nato a Rcalmuto via Fontana 80 il 10 maggio 1934
Semplicemente Racalmuto
Sig. Taverna, mi spiace devo cancellare il suo intervento per evitare di innescare discussioni a catena. Ne ho di giá cancellati due. Sono sicuro che capirá
Lillo Taverna
Faccia pure ma non mi chiami signori. Io invece vi cancellerò del tutto non so come e chi chiamare
Semplicemente Racalmuto
Mi dispiace se si cancellerá. I suoi interventi li ho trovati sempre costruttivi
Lillo Taverna
Invece di cancelare me perché non avete cancellato qualche maleducato che si permette di offendermi e volermi persino zittire. Non vi scorderò. Auguratevidi essere a posto. Dottore Calogero Taverna
Semplicemente Racalmuto
Io voglio cancellare solo l'ultimo intervento
E lasciare quelli dove lei giustamente si difende
Io non voglio cancellare lei dai miei contatti
Lillo Taverna
Lei deve slo cancellare il maleducato che senza motivo si è messo a insolentirmi. Se sapesse gfare il suo mestiere manterrebbe la mia che è una smentita ai sensi di legge e mi chiderebbe scusa.
 

Critica a Basilea TRE


Lillo Taverna ha condiviso lo stato di Maria Pia Calapà.


La seguente dimostrazione di ζ(2) = π2/6 è la prova più semplice disponibile; mentre la maggior parte delle prove utilizzano i risultati dalla matematica avanzata, quali analisi di Fourier, analisi complessa e calcolo a più variabili.
Storia della dimostrazione

L'origine della prova è poco chiara. È comparsa nel giornale Eureka in 1982, attribuita a John Scholes, ma la prova era “conoscenza comun...e” a Cambridge verso la fine degli anni '60.
Che cosa bisogna conoscere

Per capire la dimostrazione dobbiamo conoscere le seguenti nozioni

La formula di De Moivre, che asserisce: (\cos x + i\sin x)^n = \cos (nx) + i \sin (nx).
Dimostrazione: vedere formula di Eulero.
Il teorema binomiale, vale a dire: (x+y)^n=\sum_{k=0}^n{n \choose k}x^ky^{n-k}.

(Dove il coefficiente binomiale è: {n \choose k}=\frac{n!}{k!(n-k)!}.

Dimostrazione: dimostrarlo richiede le proprietà dei coefficienti binomiali e il principio di induzione.
La funzione cot2 x ha una corrispondenza biunivoca nell’intervallo (0, π/2).
Dimostrazione: supponiamo che cot2 x = cot2 y per alcuni x e y nell'intervallo (0, π/2). Avvalendoci della definizione di cotangente cot x = (cos x)/(sin x) e dell'identità trigonometrica cos2 x = 1 − sin2 x, vediamo che (sin2 x)(1 − sin2 y) = (sin2 y)(1 − sin2 x). Aggiungendo (sin2 x)(sin2 y) a entrambi i termini, otteniamo sin2 x = sin2 y. Poiché la funzione seno non è mai negativa in (0, π/2), si ha sin x = sin y, ma è geometricamente evidente (per esempio dando un'occhiata alla circonferenza goniometrica) che la funzione seno è crescente nell'intervallo (0, π/2), per cui x = y.
Se p(t) è un polinomio di grado m, p ha esattamente m radici in C, contate con molteplicità.
Dimostrazione: qualunque numero di soluzioni diverso da m confliggerebbe col teorema fondamentale dell'algebra.
Se p(t) = amtm + am − 1tm − 1 + ... + a1t + a0, dove am ≠ 0, allora la somma delle radici di p (contando le molteplicità) è −am − 1/am
Dimostrazione: Se am = 1, allora p(t) = prodotto di tutti i (t − s), dove s spazia tra tutte le radici di p. Espandendo questo prodotto, si vede che il coefficiente di tm − 1 è l'opposto della somma di tutte le altre radici. Se am ≠ 1, allora possiamo dividere per esso ogni termine, ottenendo un nuovo polinomio con le stesse radici, il cui coefficiente di partenza è 1; reiterando lo stesso ragionamento, si vede che la somma di tutte le radici del p(t) = somma di tutte le radici del nuovo polinomio = −am − 1/am.
L’identità trigonometrica csc 2 x = 1 + cot 2 x.
Dimostrazione: È conseguenza dell'identità fondamentale 1 = sin2 x + cos2 x dove ogni termine è stato diviso per sin2 x.
Per un numero reale x compreso tra 0 e π/2, abbiamo la diseguaglianza cot 2 x < 1/x2 < csc2 x.
Per x piccoli, è ampiamente dimostrato che 0 < sin x < x < tan x, come è possibile vedere qui:

Circle-trig6.svg

Per notare che 0 < sin x < x, si osservi il fatto che nella figura sin θ è la lunghezza della linea AC, e θ è la lunghezza dell'arco circolare AD.
Per notare che x < tan x, si osservi che l'area del triangolo OAE è tan(θ)/2, l'area del settore OAD è θ/2, e che il settore è contenuto nel triangolo.
Ora, si consideri il reciproco di ogni elemento trigonometrico fin qui nominato, e se ne calcoli il quadrato. Si tenga altresì presente che la disequazione, in presenza dei reciproci, cambia direzione.

Dati tre numeri reali a, b, c con a ≠ 0; il limite della funzione (am + b)/(am + c) con m che tende a infinito è 1.
Dimostrazione: Si divida ogni termine per m, e si prenda (a + b/m)/(a + c/m). Se dividiamo un numero piccolo per una quantità straordinariamente grande, il quoziente tende a zero; così, sia numeratore che denominatore tendono ad a, e il loro quoziente tende a 1.
Il teorema del confronto per le funzioni (o dei carabinieri): se una funzione è maggiorata e minorata da due funzioni che tendono allo stesso limite, allora anche la funzione in questione tenderà a tale limite.
Dimostrazione: vedi articolo.

La dimostrazione

L’idea principale di questa dimostrazione è trovare un limite alle somme parziali

\sum_{k=1}^m \frac{1}{k^2} = \frac{1}{1^2} + \frac{1}{2^2} + \cdots + \frac{1}{m^2}

tra due espressioni tendenti ciascuna a π2/6 (con m che tende a infinito). Le due espressioni sono derivate dalle identità che coinvolgono le funzioni di cosecante e di cotangente. Queste identità a loro volta sono derivate dalla formula di De Moivre dato il numero reale x compreso tra 0 e π/2, e n un intero positivo, con la formula di De Moivre abbiamo:

\frac{\cos (nx) + i \sin (nx)}{(\sin x)^n} = \frac{(\cos x + i\sin x)^n}{(\sin x)^n} = \left(\frac{\cos x + i \sin x}{\sin x}\right)^n = (\cot x + i)^n.

Dal teorema binomiale invece ricaviamo:

(\cot x + i)^n = {n \choose 0} \cot^n x + {n \choose 1} (\cot^{n-1} x)i + \cdots + {n \choose {n-1}} (\cot x)i^{n-1} + {n \choose n} i^n

= \left[ {n \choose 0} \cot^n x - {n \choose 2} \cot^{n-2} x \pm \cdots \right] \; + \; i\left[ {n \choose 1} \cot^{n-1} x - {n \choose 3} \cot^{n-3} x \mp \cdots \right].

La combinazione delle due equazioni dà l’identità:

\frac{\sin (nx)}{(\sin x)^n} = \left[ {n \choose 1} \cot^{n-1} x - {n \choose 3} \cot^{n-3} x \mp \cdots \right].

Definiamo ora n = 2m + 1, dove m è in naturale, e x = rπ/(2m + 1), (dove r = 1, 2, ..., m): come conseguenza, nx = rπ, e quindi sin(nx) = 0 per ogni valore di n. Portando questi valori all'interno dell'identità sopra esposta, otteniamo: 0 = {{2m+1} \choose 1} \cot^{2m} x - {{2m+1} \choose 3} \cot^{2m-2} x \mp \cdots + (-1)^m{{2m+1} \choose {2m+1}}.

Questa equazione tiene conto dei valori x = rπ/(2m + 1), dove r = 1, 2, ..., m. Questi valori di x sono numeri compresi tra 0 e π/2, e poiché la funzione cot^2(x) ha corrispondenza biunivoca nell’intervallo (0, π/2), ogni cot^2(x) = cot^2(rπ/(2m + 1)) ha un valore diverso per ciascun r = 1, 2, ..., m. Poiché però dalla suddetta equazione ciascuno di questi numeri diversi da m è la radice di un polinomio di grado m,

p(t) := {{2m+1} \choose 1}t^m - {{2m+1} \choose 3}t^{m-1} \mp \cdots + (-1)^m{{2m+1} \choose {2m+1}}.

questo vuol dire che ogni x = cot^2(rπ/(2m + 1)), per r = 1, 2, ..., m è precisamente radice per il polinomio p(t). È dunque possibile calcolare la somma delle radici direttamente esaminando i coefficienti. Inserendo l'identità trigonometrica csc^2 x = cot^2 x + 1, abbiamo:

\csc ^2 \left(\frac{\pi}{2m+1}\right) + \csc ^2 \left(\frac{2 \pi}{2m+1}\right) + \cdots + \csc ^2 \left(\frac{m \pi}{2m+1}\right)

= {{2m+1} \choose 3} / {{2m+1} \choose 1} + m = \frac{(2m)(2m+2)}{6}.

Ora, consideriamo la diseguaglianza cot2 x < 1/x2 < csc2 x. Se aggiungiamo queste diseguaglianze per ciascuno dei numeri x = rπ/(2m + 1) e se usiamo le due identità qui sopra, otteniamo \frac{(2m)(2m-1)}{6} < \left( \frac{2m+1}{\pi} \right) ^2 + \left( \frac{2m+1}{2 \pi} \right) ^2 + \cdots + \left( \frac{2m+1}{m \pi} \right) ^2 < \frac{(2m)(2m+2)}{6}.

A questo punto, moltiplicando per (π/(2m + 1))2, si ha:

\frac{\pi ^2}{6}\left(\frac{2m}{2m+1}\right)\left(\frac{2m-1}{2m+1}\right) < \frac{1}{1^2} + \frac{1}{2^2} + \cdots + \frac{1}{m^2} < \frac{\pi ^2}{6}\left(\frac{2m}{2m+1}\right)\left(\frac{2m+2}{2m+1}\right).

Per m divergente a infinito, i termini a sinistra e a destra convergono a π2/6, e abbiamo, dal teorema del confronto:

\zeta(2) = \sum_{k=1}^\infin \frac{1}{k^2} = \lim_{m \to \infty}\left(\frac{1}{1^2} + \frac{1}{2^2} + \cdots + \frac{1}{m^2}\right) = \frac{\pi ^2}{6}

E questo completa la dimostrazione. Q.E.D.
Altra dimostrazione

Un'altra procedura per il calcolo di ζ(2), che fa uso di integrali, si trova qui.
Dimostrazione utilizzando la serie di Fourier

Un'altra possibile dimostrazione è ottenibile utilizzando le proprietà delle Serie di Fourier. Considerando infatti la funzione f(x)=x con x\in[-\pi,\pi], si può considerare l'estensione periodica di questa funzione a tutto \mathbb{R}.

Tale estensione risulta continua su \mathbb{R} con un numero finito di punti di discontinuità.

La Serie di Fourier associata converge quindi uniformemente alla funzione f(x) \forall x\in\mathbb{R}\backslash\{-2k\pi\}\forall k\in\mathbb{N}. Essendo f(x) una funzione dispari, si ottiene una serie di soli seni, il cui coefficiente \beta_k si ottiene utilizzando la Forma Rettangolare:

\beta_{k}=\frac{1}{2\pi}\int_{-\pi}^{\pi}x\sin(kx)dx=\frac{1}{2\pi}[\frac{x\cos(kx)}{k}-\int_{\pi}^{\pi}\frac{\cos(kx)}{k}dx]_{-\pi}^{\pi}=\frac{1}{2\pi}[\frac{x\cos(kx)}{k}]_{-\pi}^{\pi}=\frac{1}{k}(-\cos(k\pi))=\frac{(-1)^{k+1}}{k}\forall k\in\mathbb{N}

La serie di Fourier associata risulta quindi: f(x)\sim2\sum_{k=1}^{\infty}\frac{(-1)^{k+1}}{k}\sin(kx). Utilizzando poi l'Uguaglianza di Parseval, otteniamo l'identità:

\frac{1}{2\pi}\int_{-\pi}^{\pi}x^{2}dx=\frac{\pi^{2}}{3}=2\sum_{k=1}^{\infty}\beta_{k}^{2}=2\sum_{k=1}^{\infty}\frac{1}{k^{2}} , da cui segue l'identità:

\sum_{k=1}^{\infty}\frac{1}{k^{2}}=\frac{\pi^{2}}{6}

Generalizzazione

Con procedimenti molto simili a quelli che erano stati usati per il caso s=2 si riuscì a trovare la forma chiusa per la somma dell'inverso di qualsiasi potenza pari:

\zeta(4) = 1 + \frac{1}{2^4} + \frac{1}{3^4} + \frac{1}{4^4} + \cdots = \frac{\pi^4}{90}
\zeta(6) = 1 + \frac{1}{2^6} + \frac{1}{3^6} + \frac{1}{4^6} + \cdots = \frac{\pi^6}{945}

Più in generale:

\zeta(2k)= \frac{2^{2k-1}\pi^{2k}|B_{2k}|}{(2k)!}

Dove B_k sono i numeri di Bernoulli. Non è stato però compiuto alcun passo nella determinazione di una forma chiusa per i valori dispari di \zeta(s): solo recentemente è stato dimostrato che:\zeta(3) (chiamata costante di Apery) è un numero irrazionale.Visualizza altro

Lillo Taverna Siccome manco io ci ho capito niente, anzi mi sono arreso alle prime righe e siccome sono le due ultime parole che mi piacciono e cioè "numero irrazionale" vorrà dire cha andrò dal Governatore Visco e se mi riesce lo dirò anche al burbanzoso Barbagallo siculo trapiantato a palazzo Koch per far presente: secondo matematici insigni Basilea tre si basa su un numero irrazionale; lascio il sollazzo ai gatti soriani dipinti di rosso del Sevizio Studi la supponenza di avere capito tutto; non invidio l'ardimentoso aggiunto ispettore che andando magari al MPS si spinge a scrivere tre pagine per farlo chiudere perché oltre i canoni di Basilea tre, oltre codesto numero irrazionale; ma mi dicano lor signori: io vecchio ispettore cosa insegno ai nuovi? come spiego tutto ciò al giudice penale ed a quello ammnistrativo, sapendo pur bene che venendo da Giurisprudenza quanto a matematica sono più ciuci di me?

domenica 15 dicembre 2013

Agli amici cattolici

Buona domenica ai miei visitatori e soprattutto alle gentili mie visitatrici. Chiedo innanzitutto vere scuse a quanti cattoliche e cattolici mi degnano di una qualche attenzione. So bene che sono alquanto irriguardoso nel confronti della loro fede più o meno sentita, Qui capovolgo il brocardo, massima stima le credenti e i credenti, scarsissimo rispetto per il contenuto del loro credo. Del resto penso che siamo pari: cosa dite voi cattoliche e cattolici contro il mio veterocomunismo; se non mangiamo più i bambini ci date per morti e sepolti. Con i dovuti scongiuri. Ma voi state sopravvivendo credendo che un patetico papa cicciu con tre pater ave e gloria risolve la questione sociale della moderna società OPULENTA. Già, con il saio e il cingolo di san Francesco voi donne correte qui a Roma dallo story a nome TOY a comprare calze psichedeliche che  oggi mi hanno prosciugato il portafogli, e i vostri figli se non li dotati dell'ultima versione di Ipad vi tolgono il saluto e l'aggeggio ultracostoso se lo fanno regalare dalla nonna che tutti dicono che con la magra pensione non ce la fa a sbarcare il lunario  e vostro marito non ama più andare nella non vecchia auto, siccome praticano sconti appetibilissimi cambia macchia; e via discorrendo. E subitoi dopo ad applaudire Papa Cicciu che si preoccupa di chi ha fame nel mondo. La società capitalistica almeno questo grave problema l'ha risolto. Noi comunisti diciamo che non basta. Voi ci irridete, e pare che ora avete preso in mano i forconi. Per austerità i vostri figli universitari non mettono più il cappello a punta e non vogliono sottostare  alla pesantissima bara dell'Addolorata del Monte con un pugnale simbolo dei vostri peccati infisso sopra il seno per non andare a ferire il cuore.
Io sono ionico e dovrei stare zitto, ma non sto zitto. Turbo miei carissimi amici cattolici - le donne, essendo visionarie di majukore, da irriducibile maschilista non le degno - quali restano interdetti. Non sanno se dovendomi considerare scomunicato ipso facto devono evitarmi "quia vitansus sum". Restano molto imbarazzati, traccheggiano ma alla fine si decidono, scendono ad un compromesso cattolico; hanno abilissima penna e quindi riescono persino ad applaudirmi prendendo al contempo ogni decente distanza. Mi diverto, mi affeziono vieppiù e qui pubblicamente li ringrazio.

sabato 14 dicembre 2013

Basilea tre - Studi e ricerche

Certo oggi quella operazione folle di fare acquistare al MPS un gruppo bancario patrimonialmente valido senza tenere conto dell'aspetto della liquidità, ha segnato un dolorosissimo flop gestionale. L'operazione,  che era poi di salvataggio bancario, appare persino pregevole sotto il profilo di Basilea DUE ; acquistare per soli 8 miliardi di euro un aggregato bancario, paCerto oggi quella operazione folle di fare acquistare al MPS un gruppo bancario patrimonialmente valido senza tenere conto dell'aspetto della liquidità, ha segnato un dolorosissimo flop gestionale. L'operazione,  che era poi di salvataggio bancario, appare persino pregevole sotto il profilo di Basilea DUE ; acquistare per soli 8 miliardi di euro un aggregato bancario, particolarmente appetibile specie per essere tradizionalmente la grande tesoriera delle rimesse padovane del Santo, quale aggregato per le mie cognizioni si aggira sui venti miliardi di euro, doveva determinare proficuo irrobustimento patrimoniale. Senonché, l'esborso del pur contenuto costo sta mettendo in ginocchio un titano del sistema bancario italiano. Ecco scoppiare il bubbone del lato oscuro, l'equilibrio del cash flow.
Io non penso che Basilea3 potrà essere la bussola della saggia navigazione bancaria nel gran pelago dei flussi liquidi.
Mia nipote, invece, una giovane scrupolosa, seria, puntigliosa,  si è tuffata negli uffici di un grosso gruppo bancario; ha studiato Basilea tre, ha almanaccato dati, cifre, variazioni, coefficienti  e sfiancandosi in un ginepraio di algoritmi ha conseguito un portento di simulazioni in tema di Basilea tre.

Le grandi banche dovrebbe requisire questa solitaria e preziosa competenza. Ma l'Italia lascia cadere i suoi geniali ricercatori. Mia nipote per ora si dedica ad altro. Forse qualche banchiere illuminato mi leggerà e capirà bene quello che mi riprometto d'illustrare.
Intanto come  vademecum trascrivo le compendiose ma troppo dense considerazioni finali. Ma è solo un assaggio.

CONCLUSIONI
Con la presente ricerca, come già più volte rammentato, si è voluto porre l’accento sul rischio di liquidità bancario.
La criticità del rischio di liquidità nella gestione bancaria è emersa a seguito della crisi finanziaria, ma ancor prima della crisi di fiducia interbancaria a cui si è assistito nel biennio 2007 - 2008.
Tale vicenda è stata la scintilla che ha spinto le Autorità di Vigilanza e le Istituzioni internazionali a riflettere in modo critico sulla costituzione di metodologie di monitoraggio e di gestione del rischio di liquidità, uniformi su base mondiale (ma più in generale sul monitoraggio e sulla gestione delle diverse tipologie di rischio bancarie).
Tutto ciò è stato formalizzato nelle linee guida conosciute sotto il nome di Basilea 3 (ed ancor prima nel documento dei “Principles for sound liquidity risk management and supervision”) che, alla luce di queste nuove considerazioni, sono state emanate con due intenti: da un lato, aggiornare le indicazioni fornite in precedenza con Basilea 2 superandone gli aspetti rivelatisi fallimentari, e, dall’altro, iniziare a costruire in modo più formalizzato una struttura di indicatori (LCR e NSFR) ed adempimenti (gli strumenti di monitoraggio) per la gestione del rischio di liquidità.
Ad oggi il processo di recepimento di Basilea 3 sembra tuttavia in una fase di stallo: le prime implementazioni dovevano attuarsi a gennaio 2013, ma sono in atto dispute per prorogarne i termini, seguendo la proroga degli USA, che hanno annunciato di implementare i precetti di Basilea 3 con un anno di ritardo (a far data dall’1/01/2014).
Con riferimento all’implementazione degli indicatori di liquidità, nei primi giorni di gennaio 2013, i Governatori delle Banche Centrali hanno stabilito che, nel 2015, l’LCR entrerà a regime solo al 60%, e non al 100% come precedentemente deciso, al fine di concedere più tempo alle banche per potersi adeguare ai nuovi principi e costruire in maniera più idonea e circostanziata gli adeguati buffer di liquidità richiesti.
Nonostante la lentezza delle Autorità di Vigilanza nell’accettare l’importanza del rischio di liquidità nella gestione del rischio nelle istituzioni bancarie, la letteratura accademica da tempo si occupava del tema: già nel 1999 Bangia, Diebold, Schuermann e Stroughair proponevano un metodo per la misurazione del market liquidity risk, e, ancor prima (1951), Dell’Amore affrontava il tema del rischio di liquidità nelle banche.
Nel corso del lavoro emerge anche l’importante ruolo svolto dal Liquidity Risk Management (LRM): funzione bancaria cui viene oggi riconosciuta autonomia nelle scelte di gestione dei rischi seppure essa debba continuamente mantenere flussi informativi con le altre aree del Risk Management al fine di coordinare le strategie gestionali dei diversi rischi. Precedentemente, infatti, l’LRM non si distingueva all’interno della più generica funzione di Risk Management.
L’intento dell’indagine, oltre a registrare lo stato dell’arte degli attuali orientamenti tanto della letteratura quanto della normativa, è stato quello di approfondire le ultime novità in tema di rischio di liquidità intraday.
Quest’ultimo tema è stato affrontato attraverso lo studio del documento consultivo del Comitato di Basilea che ha ad oggetto proprio l’implementazione di un insieme di indicatori di monitoraggio del suddetto rischio.
Per riuscire ad afferrare meglio l’importanza della gestione del rischio di liquidità intraday  all’interno delle banche si è pertanto condotto un case study, in collaborazione con il Gruppo Bancario Iccrea che ha fornito i dati interni, per poter costruire gli indicatori di liquidità intraday, producendo dei report (giornalieri e mensili) e monitorandoli per un quadrimestre.
Attraverso il case study si sono potuti approfondire tutti gli aggregati utili per la gestione del rischio di liquidità intraday e analizzare le relazioni che si creano tra i diversi indicatori sviluppati, al fine di giungere alla comprensione dell’analisi giornaliera che si deve condurre su di essi, per una gestione proattiva della liquidità giornaliera.
Pertanto l’integrazione della gestione del rischio di liquidità intraday nei sistemi di Risk Management è l’ulteriore passo che le banche saranno costrette a fare nel prossimo futuro.
Ciò che è emerso dal case study, tra l’altro, è che una gestione corretta della liquidità giornaliera può anche essere fonte di risparmio e/o guadagno: avere consapevolezza dei flussi dei pagamenti che si dovranno fronteggiare nel corso di ogni giornata lavorativa consente di dotarsi della giusta quantità di riserve per potervi far fronte e, pertanto, evitare di detenere inutilmente quantità eccessive di risorse che possono essere invece impiegate in maniera fruttuosa su altre attività. 
Per poter giungere ad una gestione consapevole della liquidità in un orizzonte di tempo così breve quale l’intraday, però, è necessario operare il monitoraggio della liquidità per lunghi periodi al fine di poter elaborare strategie di gestione integrate tra il brevissimo termine (l’intraday) e il medio-lungo termine. Inoltre, gli andamenti delle serie storiche degli indicatori di liquidità intraday consentono di prevenire eventuali inversioni di tendenza nella gestione interna e/o percepire in anticipo eventuali cambiamenti nelle condizioni di mercato; peraltro possono aiutare nei processi di pianificazione strategica di una diversa impostazione della gestione della liquidità giornaliera da concordare, non solo con tutte le aree del Risk Management, ma in modo più ampio con tutte le aree e le funzioni strategiche di una banca.
Relativamente al Gruppo Bancario Iccrea, dall’analisi dei risultati ottenuti nell’ambito del case study, è emerso che la Banca nel periodo considerato ha assunto un approccio altamente prudenziale nella gestione del rischio di liquidità intraday. Per tutto il periodo in esame si sono riscontrate riserve di liquidità giornaliere con le quali si riusciva a coprire ampiamente il fabbisogno di uscite di cassa in capo alla banca.
A seguito di questo riscontro si potrebbe pensare di impiegare la liquidità giornaliera detenuta per far fronte alle uscite di cassa in progetti remunerativi.
Il documento del Comitato di Basilea “Monitoring indicators for intraday liquidity management” è solo il primo che si occupa di tale tematica; per una corretta ed uniforme implementazione di sistemi di gestione di liquidità intraday nelle banche è necessario che altri documenti seguano e altri dibattiti si sviluppino tanto tra gli studiosi quanto in seno alle istituzioni che di si occupano di coordinare e stilare le linee guida della normativa in materia bancaria.
Dal canto loro, è opportuno che anche le banche inizino a sperimentare sistemi di monitoraggio della liquidità giornaliera, al fine di poterne evidenziare gli aspetti utili e individuarne quelli critici nell’implementazione, di modo che le Autorità preposte ne tengano conto nella predisposizione delle regole di implementazione che emanano al fine di  dirimerne  le difficoltà applicative.
rticolarmente appetibile specie per essere tradizionalmente la grande tesoriera delle rimesse padovane del Santo, quale aggregato per le mie cognizioni si aggira sui venti miliardi di euro, doveva determinare proficuo irrobustimento patrimoniale. Senonché, l'esborso del pur contenuto costo sta mettendo in ginocchio un titano del sistema bancario italiano. Ecco scoppiare il bubbone del lato oscuro, l'equilibrio del cash flow.
Io non penso che Basilea3 potrà essere la bussola della saggia navigazione bancaria nel gran pelago dei flussi liquidi.
Mia nipote, invece, una giovane scrupolosa, seria, puntigliosa,  si è tuffata negli uffici di un grosso gruppo bancario; ha studiato Basilea tre, ha almanaccato dati, cifre, variazioni, coefficienti  e sfiancandosi in un ginepraio di algoritmi ha conseguito un portento di simulazioni in tema di Basilea tre.

Le grandi banche dovrebbe requisire questa solitaria e preziosa competenza. Ma l'Italia lascia cadere i suoi geniali ricercatori. Mia nipote per ora si dedica ad altro. Forse qualche banchiere illuminato mi leggerà e capirà bene quello che mi riprometto d'illustrare.
Intanto come  vademecum trascrivo le compendiose ma troppo dense considerazioni finali. Ma è solo un assaggio.

CONCLUSIONI
Con la presente ricerca, come già più volte rammentato, si è voluto porre l’accento sul rischio di liquidità bancario.
La criticità del rischio di liquidità nella gestione bancaria è emersa a seguito della crisi finanziaria, ma ancor prima della crisi di fiducia interbancaria a cui si è assistito nel biennio 2007 - 2008.
Tale vicenda è stata la scintilla che ha spinto le Autorità di Vigilanza e le Istituzioni internazionali a riflettere in modo critico sulla costituzione di metodologie di monitoraggio e di gestione del rischio di liquidità, uniformi su base mondiale (ma più in generale sul monitoraggio e sulla gestione delle diverse tipologie di rischio bancarie).
Tutto ciò è stato formalizzato nelle linee guida conosciute sotto il nome di Basilea 3 (ed ancor prima nel documento dei “Principles for sound liquidity risk management and supervision”) che, alla luce di queste nuove considerazioni, sono state emanate con due intenti: da un lato, aggiornare le indicazioni fornite in precedenza con Basilea 2 superandone gli aspetti rivelatisi fallimentari, e, dall’altro, iniziare a costruire in modo più formalizzato una struttura di indicatori (LCR e NSFR) ed adempimenti (gli strumenti di monitoraggio) per la gestione del rischio di liquidità.
Ad oggi il processo di recepimento di Basilea 3 sembra tuttavia in una fase di stallo: le prime implementazioni dovevano attuarsi a gennaio 2013, ma sono in atto dispute per prorogarne i termini, seguendo la proroga degli USA, che hanno annunciato di implementare i precetti di Basilea 3 con un anno di ritardo (a far data dall’1/01/2014).
Con riferimento all’implementazione degli indicatori di liquidità, nei primi giorni di gennaio 2013, i Governatori delle Banche Centrali hanno stabilito che, nel 2015, l’LCR entrerà a regime solo al 60%, e non al 100% come precedentemente deciso, al fine di concedere più tempo alle banche per potersi adeguare ai nuovi principi e costruire in maniera più idonea e circostanziata gli adeguati buffer di liquidità richiesti.
Nonostante la lentezza delle Autorità di Vigilanza nell’accettare l’importanza del rischio di liquidità nella gestione del rischio nelle istituzioni bancarie, la letteratura accademica da tempo si occupava del tema: già nel 1999 Bangia, Diebold, Schuermann e Stroughair proponevano un metodo per la misurazione del market liquidity risk, e, ancor prima (1951), Dell’Amore affrontava il tema del rischio di liquidità nelle banche.
Nel corso del lavoro emerge anche l’importante ruolo svolto dal Liquidity Risk Management (LRM): funzione bancaria cui viene oggi riconosciuta autonomia nelle scelte di gestione dei rischi seppure essa debba continuamente mantenere flussi informativi con le altre aree del Risk Management al fine di coordinare le strategie gestionali dei diversi rischi. Precedentemente, infatti, l’LRM non si distingueva all’interno della più generica funzione di Risk Management.
L’intento dell’indagine, oltre a registrare lo stato dell’arte degli attuali orientamenti tanto della letteratura quanto della normativa, è stato quello di approfondire le ultime novità in tema di rischio di liquidità intraday.
Quest’ultimo tema è stato affrontato attraverso lo studio del documento consultivo del Comitato di Basilea che ha ad oggetto proprio l’implementazione di un insieme di indicatori di monitoraggio del suddetto rischio.
Per riuscire ad afferrare meglio l’importanza della gestione del rischio di liquidità intraday  all’interno delle banche si è pertanto condotto un case study, in collaborazione con il Gruppo Bancario Iccrea che ha fornito i dati interni, per poter costruire gli indicatori di liquidità intraday, producendo dei report (giornalieri e mensili) e monitorandoli per un quadrimestre.
Attraverso il case study si sono potuti approfondire tutti gli aggregati utili per la gestione del rischio di liquidità intraday e analizzare le relazioni che si creano tra i diversi indicatori sviluppati, al fine di giungere alla comprensione dell’analisi giornaliera che si deve condurre su di essi, per una gestione proattiva della liquidità giornaliera.
Pertanto l’integrazione della gestione del rischio di liquidità intraday nei sistemi di Risk Management è l’ulteriore passo che le banche saranno costrette a fare nel prossimo futuro.
Ciò che è emerso dal case study, tra l’altro, è che una gestione corretta della liquidità giornaliera può anche essere fonte di risparmio e/o guadagno: avere consapevolezza dei flussi dei pagamenti che si dovranno fronteggiare nel corso di ogni giornata lavorativa consente di dotarsi della giusta quantità di riserve per potervi far fronte e, pertanto, evitare di detenere inutilmente quantità eccessive di risorse che possono essere invece impiegate in maniera fruttuosa su altre attività. 
Per poter giungere ad una gestione consapevole della liquidità in un orizzonte di tempo così breve quale l’intraday, però, è necessario operare il monitoraggio della liquidità per lunghi periodi al fine di poter elaborare strategie di gestione integrate tra il brevissimo termine (l’intraday) e il medio-lungo termine. Inoltre, gli andamenti delle serie storiche degli indicatori di liquidità intraday consentono di prevenire eventuali inversioni di tendenza nella gestione interna e/o percepire in anticipo eventuali cambiamenti nelle condizioni di mercato; peraltro possono aiutare nei processi di pianificazione strategica di una diversa impostazione della gestione della liquidità giornaliera da concordare, non solo con tutte le aree del Risk Management, ma in modo più ampio con tutte le aree e le funzioni strategiche di una banca.
Relativamente al Gruppo Bancario Iccrea, dall’analisi dei risultati ottenuti nell’ambito del case study, è emerso che la Banca nel periodo considerato ha assunto un approccio altamente prudenziale nella gestione del rischio di liquidità intraday. Per tutto il periodo in esame si sono riscontrate riserve di liquidità giornaliere con le quali si riusciva a coprire ampiamente il fabbisogno di uscite di cassa in capo alla banca.
A seguito di questo riscontro si potrebbe pensare di impiegare la liquidità giornaliera detenuta per far fronte alle uscite di cassa in progetti remunerativi.
Il documento del Comitato di Basilea “Monitoring indicators for intraday liquidity management” è solo il primo che si occupa di tale tematica; per una corretta ed uniforme implementazione di sistemi di gestione di liquidità intraday nelle banche è necessario che altri documenti seguano e altri dibattiti si sviluppino tanto tra gli studiosi quanto in seno alle istituzioni che di si occupano di coordinare e stilare le linee guida della normativa in materia bancaria.
Dal canto loro, è opportuno che anche le banche inizino a sperimentare sistemi di monitoraggio della liquidità giornaliera, al fine di poterne evidenziare gli aspetti utili e individuarne quelli critici nell’implementazione, di modo che le Autorità preposte ne tengano conto nella predisposizione delle regole di implementazione che emanano al fine di  dirimerne  le difficoltà applicative.

lunedì 9 dicembre 2013

RACALMUTO NEL 1347: una notizia dubbia, Racalmuto vessata da Raimondo arcivescovo di Messina

Rivolgo cortese invito all'eventuale studioso che dovesse qui soffermarsi di appurare la fondatezza del richiamo storico alla Racalmuto del 1347, che qui risulta vessata dall'Arcivescovo di Messina RAIMONDO. Per me trattasi di una scorretta lettura del toponimo dei Diplomi di Messina, d cui in note.

 

mercoledì 4 dicembre 2013

Vade retro satana

Sceneggiata mal recitata. Non crederò mai che chi già reduce dal Buttafuoco del Foglio proteso a lanciare pesci di mare a Podestà a Racalmuto sia stato estraneo alla ancor rigurgitante  incauta sortita confindustriale e commercialcamerale. Stimo Cavallaro, apprezzo la sua scrittura, non lo seguo nella sua predicazione antimafiosa. Non lo reputo fornio di spirito imprenditoriale e quindi assolutamente sarebbe improvvido per Racalmuto. In questa sortita è finito vittima di inaccettabili manovre. Si sa che chi entra papa anzitempo in conclave esce cardinale. Ed allora, perché suscitare tanto vespaio? Con questo commissariamento Racalmuto sta registrando il suo fatale seppellimento economico in una gora senza futuro . Non credo che i racalmutesi potranno essere grati a chi a questo seppellimento con sapide scritture  ha molto contribuito, a chi è stato corifeo ad un vade retro satana delle infiltrazioni mafiose che ancora manco uno straccio di sentenza di primo grado ha certificato. Si può sbagliare nella vita. Ma non se ne può sperare addirittura un premio, quale alla fine è il massimo scranno di sala Matrona. Può darsi che rilanciata a tempo giusto e con consociativismi adeguati la candidatura Cavallaro venga osannata e prescelta. Vorrà dire che se me l'accordano rinuncerò ancora una volta alla residenza racalmutese. A Roma  è più prestigiosa. Mi si domanderà: ma perché persisti?  Perché se le dritte di malgradotutto mi spuntano nella mia bacheca, mi sento in diritto, anzi in dovere di respingere al mittente quel che non mi aggrada.

Quell'incerto signor T di Leonardo Sciascia

Lettura del Giorno - IL SIGNOR T PROTEGGE IL PAESE di Leonardo SCIASCIA. A dire il vero queste 28 pagine dattiloscritte non avremmo potuto leggerle se la Signora Maria Andronico non avesse fatto più arrendevole lettura delle troppo rigide volontà testamentarie del grande Nanà, tese a non rendere pubbliche tutte le sue carte e manoscritti ed anche articoli vecchi che lui per varie ragioni non riteneva doversi diffondere.
Ma tutto sommato abbiamo voglia di essere grati alla signora Andronico che così concede a noi di goderci pagine mirabili, magari eccessivamente rondiste come le pagine che il buon Paolo Squillacioti, esecutore testamentario di lusso, ci almanacca in questo libro postumo della Biblioteca Adelphi (n. 557) dal titolo IL FUOCO NELMARE ovviamente di Leonardo Sciascia.
Nel racconto scritto prima del'11 dicembre del 1947, Sciascia - giovane ma tanto immalinconito e già con funerea propensione a prematura morte - traccia sapido profilo di  paradigmatico galantuomo da Circolo Unione di Racalmuto. Ingannevole quella T che comunque noi leggiamo per Tulumello. Ma la T poteva essere benissimo una M e così avremmo detto Matrona e perché no? Mattina ma soprattutto una B per pensare al dottor L. Burruano.
Ne vien fuori una rapsodia in nero della Racalmuto uscita dalla guerra. Con personaggi che invero abbozzano quelli del Circolo della Concordia de 'le parrocchie di Regalpetra' ma sono ancora muschiati di retaggi troppo antichi per avere vivacità ed attualità. Mummificati, insomma, E vi serpeggia tanto malumore verso un paese che sa di gabbia  per avere l'apprezzamento di noi tutti, ormai legati a questo mito sciasciano quale ci ottunde cervello e ci immerge in panegirici alquanto melensi.
In quel tempo Nanà - come scrive a Vittorini - considerava Racalmuto "paese indicibilmente triste [ma vi era] legato per lavoro e anche un po' per affetto". Non da amare certo, solo un agglomerato di case "che scendono verso il fondo verde della valle con l'urgenza  di una folla assetata, in una gradinazione assurda, aggrovigliata."
Mi incanto  a questa definizione  planimetrica. quale  ricordo benissimo essere quella della mia infanzia passata all'imbocco della biforcazione  degradante dalla Barona alla Fontana dei nove Cannoli.
E sto cercando di dissodare dalla non sempre ordinata tessitura sciasciana scisti di veridica storia racalmutese, quale fu ed ora del tutto smarrita. Fa però da velo l'astiosa ripulsa che Sciascia ha verso questo paese suo natio a cui è disposto solo  elargire un po' di affetto. Senza amore, comunque. Del resto come s può amare uno "spazio vitale" che s'immerge in una Isola "verminaio di reazione affannata a raccogliere nomenclatura nuova che mascheri i vecchi vizi."
E tale vizio, questa dissennata nomenclatura mi pare di coglierla oggidì nell'intellighenzia piccola media e grande del mio paese, tutta presa a accapigliarsi in ingrata e perfida denigrazione di una cittadina che almeno io amo visceralmente.
Avrei voglia di inventarmi un crimine a pesante condanna del connesso vilipendio di una Racalmuto il più bello "piccolo lembo di paradiso" del mondo.

lunedì 2 dicembre 2013

Donna, il nuovo sindaco di Racalmuto

Ma una cosa dovrebbe essere chiara: non è questione di scegliere un sindaco, che sia questo o sia quella che sia  giovane o sia donna o sia quel che vi pare. Occorre scegliere una squadra, un aggregato di forze diverse, di gente in primis onesta ma anche con il professionista, l'amministrativista, il competente in impostazione del bilancio comunale da cui discendono i gravami tributari; ma soprattutto vi sia una mente imprenditoriale che sappia creare lavoro per i giovani ADEGUATAMENTE retribuito, che sappia rilanciare la cultura, il turismo l'agricoltura. Occorre anche un forza che abbia a cuore il nostro immenso disperso patrimonio archeologico, che salvaguardi anche il patrimonio archivistico, unico nel suo genere, che si custodisce in Matrice, che sappia rilanciare il buon nome del paese che è stato sfracellato da tanti sedicenti giornalisti che ora persino vorrebbero  avere la cadrega massima che si trova a sala Matrona. In base al gergo della mia formazione politica si chiama intellettuale collettivo, ma voi chiamatela squadra, chiamatelo gruppo, chiamatelo partito, chiamatela lista. purché si capisca che deve essere un programma, una scelta di civiltà, una IDEA di paese di società di benessere di lavoro di progresso e non un solo UOMO da votare. Ovvio che una siffatta squadra deve avere il suo omologo candidato sindaco, un vessillo, un taglio col passato, con il clientelismo del passato, con le zozzerie del passato e questo simbolo non può che essere una donna che non dovrà andare a fare la scimmia dei pessimi caporioni maschi che si sono succeduti alla testa di questo paese dacché  è divenuto democratico. Una donna che di necessità porta una sua immacolata fedina, un soffio di novità assoluta, un cambio davvero della guardia. Niente più vecchiume, niente arrogante maschilismo, ma un impulso direi materno ad una nuova società racalmutese, al femminile come mai lo è stata. Auguri.

Racalmuto sicana

 
 
 
Lillo Taverna LEGGO IN UN LIBRO ULTRA FAMOSO DI FINLEY
"si dice che i più antichi [abitanti] siano stati i Ciclopi ... Dopo di essi pare che per primi vi si siano stanziati i sicani; anzi, a quanto essi affermano avrebbero preceduto addirittura i Ciclopi e i Lestrigoni, poiché SI DICEVANO NATI SUL LUOGO; invece la verità assoluta è che i sicani erano degli iberi, scacciati ad opera dei liguri dal fiume Sicano ... dal loro nome l'isola fu chiamata Sicania .. e anche ora essi vi abitano nella parte occidentale. Espugnata che fu Ilio, alcuni dei Troiani sfuggiti agi achei approdarono con le loro imbarcazioni in Sicilia, ove si stabilirono ai confini dei sicani e tutti insieme ebbero ll nome di elimi [ ...] Dall'Italia, dove abitavano, i siculi che fuggivano gli osci, passarono in Sicilia [,...] vinsero in battaglia i sicani che confinarono nelle regioni meridionali e occidentali e fecero sì che l'isola da Sicania si chiamasse Sicilia. Compiuto il passaggio, occuparono e abitarono la parte più fertile circa 300 anni prima che vi ponessero piede i greci." Questo è Tucidide. Gli storici moderni vi si sono attaccati per una loro cronologia sull'avvento dei sicani nella mia terra, quei sicani che hanno lasciato quelle misteriose tombe a forno, le più cospicue attorno alla grotta di Fra Diego, il frate beatificato come un Giordano Bruno ante litteram da Leonardo Sciascia. Il Finley comunque adotta questa datazione tuttora un dogma anche nelle cartoline illustrate di Racalmuto. L'età del rame in cui si colloca l'esordio della civiltà sicana racalmutese non sarebbe avvenuta - "se non intoro al 1800 a. C."
Sta però venendo tutto smantellato dalle nuove tecnologie di datazione. Reperti fittili sotto le grotticelle di Fra Diego se ne trovano a iosa ad onta dell'incuria delle pubbliche autorità. Il professore De Rosa di Catania ha fatto nelle propingue terre di Milena ricerche archeologiche pregevoli e così ora possiamo vantarci che i nostri antenati sicani stazionarono a Gargilata ben molto tempo prima di quei Siculi di cui parla Tucidide: bem 7000 anni BP, stando alla datazione tramite termoluminescenza (verssione coars grain) fatta presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Catania.
Una cosa è certa: Tucidide sbagliava; era più prossima al vero la tradizione dei Sicani: tutto ora comprova che se non autoctoni lo erano quasi.
Questa problematica affascinante doveva in qualche modo coinvolgere il racalmutese Sciascia. Pare di no. Non ne fa cenno alcuno nel documentario di Quilici. Peraltro manco gli affascinantissimi insediamenti sicani di Racalmuto, Castrofilippo, Canicattì, Serradifalco e soprattutto Milena, vengono sfiorati da quell'aereo che Quilici assicura avere fatto sorvolare su tutta la Sicilia che conta.