martedì 9 luglio 2013

Il castello carrettesco racalmutese nella notte dello sfascio






    • A Rita Grazia Mattina e Accursio Vinti piace questo elemento.

    • Calogero Taverna Salve onirica tenebrosa Racalmuto, ormai sparuti barbagli la tua luminaria. Ti hanno oscurato ed il tuo castrum che manco il tassaiolo arcidiacono Du Mazel poteva ancora vedere nella visita del 29 marzo del 1375, ora eccolo lì, pallidissima ombra tra impenetrabili tenebre notturne, vulnerato, mistificato, aggredito da famelica rapina di fondi pubblici: e il suo cuore religioso, la cappella palatina dei carretteschi ridotta a ricettacolo di trucidi vessilli della residua barbarie contadina locale. Ma dovrai pur sorgere da questo oblio storico ed archeologico; tanti aspettiamo verità e giustizia. La Racalmuto verace, immacolata come la statua che padre Cipolla pose a San Francesco, ci spera: magari per il sempiterno candore delle anime belle seppure non refrattari al callido imbroglio dei suoi uomini votati all'ingordo potere.

    • Calogero Taverna Caro mio vecchio castello chiaramontano come ti hanno ridotto! I tuoi vecchi affreschi che stanno nella tua gloriosa cappella palatina dei carretteschi impalliditi quasi ombre della notte come questa simbolica foto delle piccole ore senza luna ingegnosamente scattata da una veemente e, seppur pia travolgente, signora della antica prosapia dei Mattina, in arte ritrattistica Picipò.

    • Calogero Taverna Nel grembo di quella sacra cappella hanno deposto un inquieto sarcofago. Assemblaggio di due disparati reperti archeologici, torna ambiguo come ambigua è tutta la ristrutturazione del castello. Il nostro disperderci in studi e ricerche sul tardo romano sarcofago con coperchio palesemente bizantino qualche ragionata congettura ce la permette. Fu vandalo del castello padre Cipolla. A fin di bene quanto si voglia, ma il castello medievale divenne sequela di deformi stanzoni un tempo per signorine apprendiste di ricamo e sartoria femmile e poi nel dopoguerra di sconnesse aule scolastiche per assatanati alunni da scuola media. Tutto fa pensare che fu proprio padre Cipolla a rinverie i due importanti reperti aarcheologici e rinvenirli in luoghi separati. Tutto fa pensare che il rinvenimento sia stato nello scavare l'ambiente ipogeo del cortile. Abbiamo scoperto che in magazzeni privati adiacenti vi erano catoi ricolmi di matriale di risulta e a noi invero sembravano di epoca antica. Rinvenuti anche dai controllori della Soprintendenza si consentì ad una nuviddruneddra raccomandata di affermare senza tema di smentita che le rinvenute ceramiche policrome erano di origine saccense databili XV secolo. Nessun supporto scientifico se non esili conoscenze di quella moderna ceramica saccensa.

    • Calogero Taverna Rimaniamo noi convinti che in epoca romana e nella prima fase della egemonia bizantina a Racalmuto, sotto il castello vi era una necropoli per signori, per conductores delle miniere di zolfo dell'epoca tardo rimana di cui Racalmuto vanta importanti testimonianze assodate come le tabulae o tegulae mommseniane. Lo scempio - peraltro agrigentinamente autorizzato - di quella parte del castello ridotta o a deposito di carrozze ottocentesche allo sfascio o a ingenue ricostruzioni toponomastiche, vulnera forse per sempre gli occorrenti scavi stratigrafici.

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