martedì 14 maggio 2013

Perché dobbiamo votare Marchini


Votate Marchini! Votate Marchini! Votate Marchini!

Perché? E me lo chiedete voi donne? E dove lo trovate più uno così bello che il più bello degli attori americani gli fa un baffo. Ma votatelo ad occhi chiusi,  rectius ad occhi aperti. Si! quel cavaliere ceruleo dal bianco mantello sul candido destriero che non potete fare a meno di tenervelo nel profondo del profondo del vostro cuore un tempo giovanissimo, eccovelo lì: solo che si può guardare ma non toccare. Dicono i vostri terapeuti dell’anima che per voi donne il toccare è molto secondario, ma proprio quasi indifferente. Ma li avete bene imbrogliati e per giunta pagando. Non siete molto scaltre.

Per noi maschi, maschilisti, comunisti di ferro, marxisti coriacei, ai quali il muro di Berlino, cada o non cada, fa un baffo, la questione è diversa. Dobbiamo assolutamente votargli. Comunista da tre  generazioni, erede di un patrimonio ormai inossidabile, che ha dimostrato di saperlo anche amministrare ed anzi implementare e non è come Berlusconi che il patrimonio gliel’hanno fatto Confalonieri, DellUtri e magari una lamanna caduta dal cielo capace di trafugare una mediolanum da Sindona a lui, insomma questo bello e comunista Marchini ha tutti i titoli le capacità l’assennatezza e l’esperienza per amministrarci bene questa gran baracca che è il Comune di Roma (e Alemanno mal circondato ci ha messo in ultimo del suo).

Di certo meglio di lui (Marchini) era Veltroni, ma i cari compagni di quest’ultima ora si sono messi a gridare ed a fare quote rosa, come se perché sei donna subito sei in grado di imporre (meglio ricattare) ad un pool di banche che ti facciano  una finanza creativa alla Tremonti, ma rispettando tutte le regole, e cioè tanto per  capirci un bel “derivato”, parola che non significa niente e quanto ad alea dissennata tutto, essendo una escrezione di una cosa difficilissima in matematica superiore (io non sapevo manco quella inferiore) che femmina è bella quanto dire derivata.

E poi vittime tutti di quel dissennato di  Bersani, vittima di quel grido di dolore “largo ai giovani”: lui non sa il siciliano, lingua colta ed antica più dell’italiano, che ammonisce: “cu si curca cu li picciliddri agghiorna cacatu”. Ed infatti eccolo lì.

Ma cosa vogliono saperne i ambini di una complessa azienda alle prese con Basilea uno e con Basilea due ed ora, tra poco, con Basilea tre. Magari sapranno i termini inglesi ma non li capiranno per nulla perché sono fatti per non sapere quanto è buono il formaggio con le pere. Sapranno pure quello che pontifica via nazionale 91: là da decenni come chierici sul monte Athos stanno scrivendo tutto il Kamasutra economico. Solo che commettono un piccolo errore: pensano che quella cosa sia orizzontale invece che verticale. E perché? Perché non l’hanno mai vista.

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